Reazione alla perdita e lutto prolungato


Per un bambino, la perdita di un caregiver primario durante l’infanzia rappresenta una vera a propria tragedia, che ne influenza in maniera devastante lo sviluppo. Di fronte a un evento di tale portata, la sicurezza, la stabilità e l’equilibrio del senso de sé del bambino vengono minacciati e ciò avviene principalmente perché il bambino (soprattutto se molto piccolo) si affida quasi del tutto ai genitori per stare bene, sia da un punto di vista fisico e materiale, sia mentale, quindi inteso come benessere psicologico.
Nell’esperienza del lutto, i bambini vivono e sperimentano i vari stati del processo della perdita, ma sovrapposti, come se ci fosse una sorta di interferenza. Un bambino che riceve adeguato supporto rinuncerà, in maniera graduale nel tempo, alla illusoria aspettativa che il genitore defunto possa fare ritorno e, quindi, riuscirà a integrare dentro di sé le memorie del genitore che non c’è più, ripristinando la stabilità del senso del sé.

Inoltre, il bambino che subisce una perdita, assisterà anche a delle modifiche nei comportamenti della figura di riferimento che è rimasta in vita, che, chiaramente, determinerà cambiamenti anche nella routine di vita quotidiana e nella conformazione della famiglia. Questi aspetti, che sembrano secondari, in realtà generano ulteriori effetti negativi sullo sviluppo del bambino.
Una reazione prolungata alla perdita si differenzia da un normale lutto per la continuità e la varietà dei sintomi. Soprattutto se la perdita è momentanea e il ritorno del caregiver non porta sollievo né rassicurazione, è probabile che alla base ci sia stato un malessere più profondo nel corso della separazione.
Le tre fasi che generalmente ci si attende come risposta a una perdita sono tre: protesta, disperazione e infine diniego (o distacco).

In seguito alla perdita, il bambino può sperimentare timore, angoscia e inquietudine, che, nel tempo, possono tramutarsi in avvilimento e portare il bambino a diventare passivo, indifferente e disinteressato a qualsiasi attività, che sia più o meno piacevole o che coinvolga altri coetanei. In altri casi, invece, sembrano quasi non provare emozioni e si fanno carico di fornire sostegno e consolazione agli altri.
Tra le manifestazioni di una reazione prolungata alla perdita c’è anche la probabile insorgenza di nuove paure, che apparentemente non sembrano collegate all’evento del lutto, come la paura del buio, di rimare soli o anche dei rumori forti. Ci sono anche bambini che esprimono il proprio dolore manifestando rabbia verso il genitore ancora in vita, elogiando ed esaltando quello morto. In altri casi, il bambino sembra stare abbastanza bene in alcuni contesti, come la scuola, il nido o la casa dei nonni, ma sperimenta malessere in altri, come la propria casa.
Tutte queste differenze, che riguardano l’espressione, la forza e la durata dei sintomi dipendono da vari fattori, in particolare dal fatto che la morte sia improvvisa o meno o che il bambino sia stato presente durante l’evento. Anche la qualità del sostegno emotivo presente nel contesto familiare gioca un ruolo cruciale, insieme alle caratteristiche individuali del bambino, il temperamento, la capacità di comunicare e lo stadio di sviluppo al momento della perdita.

Alcuni bambini possono sperimentare del malessere e del fastidio in presenza dei ricordi del caregiver estinto, mentre altri ricercano ricordi fino al punto di non voler spostare o rimuovere nulla. Molto spesso il genitore in vita o le altre persone vicine sono confusi rispetto alla modalità con cui il bambino può vivere il lutto, specialmente per ciò che potrà mai essere in grado di ricordare.
Il legame con un genitore è qualcosa di molto intimo e profondo e le memorie che un bambino (anche molto piccolo) ha del genitore sono viscerali e legate alle loro interazioni, sebbene primordiali, quindi connesse al loro modo di stare insieme di fare le cose. Perdere tali esperienze concrete, che sono fonte di conforto e stimolo, ha un impatto profondo sullo sviluppo del senso del sé del bambino, che non è ancora autonomo, coerente e organizzato. È importante permettere al bambino di esprimere tutta la varietà di emozioni e sentimenti che sperimenta, aiutandolo a entrare in contatto con ciò che prova, per esempio attraverso il gioco. Non bisogna presumere che il bambino dimentichi la persona assente, ma, al contrario, trasmettere nel bambino la fiducia e la certezza che quella persona non verrà dimenticata e che i pensieri, i ricordi e le emozioni possono essere condivise.