Disturbi del sonno


Uno dei compiti di sviluppo primario dei primi anni di vita è la definizione dei ritmi sonno-veglia. In questa fase, la regolazione e i tempi del sonno subiscono notevoli variazioni e un neonato può sperimentare perturbazioni del sonno più o meno passeggere. Se è vero che molti di questi cambiamenti sono evolutivi e riguardano il processo di maturazione del bambino, è anche vero che il contesto ambientale a cui i neonati devono adattarsi è determinante. Durante il giorno si verificano numerosi passaggi dal sonno alla veglia e, in quei momenti, la responsività dei caregiver primari e della famiglia nel sostenere e favorire lo sviluppo della regolazione autonoma dei pattern del sonno è fondamentale e, inoltre, promuove lo sviluppo di un attaccamento sicuro.

Sono numerosi gli elementi che possono contribuire all’insorgenza di problemi in quest’area, come per esempio i periodi che seguono alle malattie, i cambiamenti improvvisi o gli avvenimenti stressanti. Generalmente, però, i pattern del sonno si riassestano autonomamente, soprattutto se alla base persistono relazioni sicure e confortanti. Per contro, in alcuni neonati, permangono orientamenti disorganizzati, in particolar modo se l’ambiente non è in grado di promuovere e consolidare delle sane e regolari abitudini.

Alcuni dei bambini che hanno un sonno agitato o particolarmente leggero possono svegliarsi spesso nel corso della notte (dissonnia del mantenimento del sonno) e/o non essere in grado di riaddormentarsi da soli (dissonnia dell’addormentamento). Queste disfunzioni possono verificarsi quando, crescendo, il bambino si sveglia da un incubo, ma non è ancora del tutto in grado di determinare se sia sogno o realtà. Gli incubi devo, però, essere distinti dai terrori notturni, che, a differenza degli incubi infatti, implicano disorientamento cognitivo e disturbi muscolo-scheletrici. Inoltre, a seguito dell’accrescimento e del potenziamento del sistema nervoso centrale, gli episodi legati ai terrori notturni crescendo dovrebbero ridursi.

Non è possibile diagnosticare un disturbo del sonno prima di un anno di età, anche se è probabile che ci siano molti bambini che ne soffrano. In questi casi, è importante escludere cause mediche (come infezioni all’orecchio, reflusso, allergie, asma…) e, cosa ancora più importante, sarebbe utile indagare le problematiche del sonno prestando sempre maggior attenzione alla relazione caregiver-bambino e, in generale, a tutto il contesto familiare e culturale. Per esempio, in culture dove dormire con i propri figli è la normalità, il problema di aiutare il bambino a dormire da solo non sussiste nemmeno.
I bambini che presentano tali problematiche spesso vivono relazioni di dipendenza con le figure di riferimento, incentrate sulla sfiducia e l’impulsività. Anche un rapporto conflittuale tra i genitori può incidere negativamente sullo sviluppo di una sana autoregolazione dei ritmi del sonno. Può capitare, per esempio, che i genitori si incolpino a vicenda di non essere in grado di far addormentare il bambino, generando un circolo vizioso di tensione, che viene inevitabilmente percepita dal piccolo. Senza adeguati interventi, i bambini che soffrono di disturbi del sonno potrebbero continuare ad averne anche in età successive, compromettendo in tal modo lo sviluppo cognitivo e linguistico, l’attenzione, gli affetti e la successiva regolazione dei comportamenti.

È importante aiutare i genitori a definire e consolidare un orario regolare in cui andare a letto, creando una vera e propria routine, fatta di abitudini permanenti e durature nel tempo, come ad esempio leggere una favola sempre alla stessa ora prima di andare a letto, magari dopo aver fatto il bagno. Potrebbe rivelarsi utile anche lasciare al bambino un peluche scelto da lui, da tenere con sé durante il momento della lettura, dicendo chiaramente che quel peluche, dopo aver ascoltato insieme a lui la storia, gli farà compagnia anche durante la notte.